Non sono un politologo e non pretendo dare lezioni di politica a nessuno. Le mie sono semplici riflessioni a voce alta, nel tentativo di comprendere gli ultimi avvenimenti politici che stanno agitando tre paesi dell’Africa occidentale: il Senegal, il Mali e la Guinea-Bissau. Andiamo per ordine.
1. Il Senegal. Sta uscendo da 12 anni di governo Wade, che all’inizio aveva sollevato tante speranze (il famoso “Sopi”=cambiamento) e si é concluso con la clamorosa sconfitta nelle ultime elezioni. Il nuovo presidente, Macky Sall, sta dando una svolta al paese; i primi segnali vanno in direzione di una decisa rottura con il passato: lotta al clientelismo, alla corruzione, volontá manifesta di voler risolvere la crisi della Casamanse. Il Senegal sta diventando un paese modello in fatto di democrazia per l’Africa occidentale.
2. Il Mali. La giunta militare, pur avendo buone intenzioni, ha avuto il torto di voler rovesciare il presidente Amani Toumani Touré, legalmente eletto. La comunitá internazionale l’ha punita per questo com un “embargo” economico-finanziario che sta giá facendo soffrire tutta la popolazione. Ne valeva la pena? Tanto piú che il pericolo degli estremisti islamici, che stanno penetrando dal Nord, minaccia di far precipitare il paese in un caos totale. Il Mali sta mostrando la fragilitá delle sue istituzioni democratiche.
3. La Guinea-Bissau. Il paese sta passando un momento molto critico. I nostri vescovi sono preoccupati e hanno pubblicato un messaggio chiedendo a tutti i cristiani (e non cristiani) di pregare. Il primo turno delle elezioni (18 marzo) si é concluso con la supremazia di Carlos Domingos Gomes, attuale primo ministro (48, 97 % dei voti), su tutti gli altri candidati. Il suo sfidante piú pericoloso, Koumba Yala, ha raccolto soltanto 23, 36 %, ma rifiuta di accettare i risultati usciti dalle urne e pretende l’organizzazione di nuove elezioni, spalleggiato in questo dagli altri candidati dell’opposizione. Parla di elezioni “truccate”, di frodi “massicce”. Il presidente interino, Raimundo Pereira, ha indetto il secondo turno delle elezioni per il 22 aprile e ha tentato – inutilmente - di riconciliare gli spiriti agitati e di riportare tutti alla ragione. Nel frattempo si registra nel paese la presenza misteriosa di 600 soldati angolani in “missione di servizio”, chiamati da Gomes. Nessuno sa molto bene quello che stanno facendo qui. In questa situazione di grande tensione, alcuni stanno parlando addirittura di un possibile “colpo di Stato”. L’ipotesi non é improbabile, visto che la Guinea-Bissau di colpi di Stato ne ha conosciuti parecchi, tra veri e presunti.
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